Di doppi binari e di mari incrociati

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Di doppi binari e di mari incrociati

#SCUD2021

a cura di Piero Chiabra, diGenova OdV

Prendete un ragazzo di diciott’anni.
Prendete i suoi amici, e gli amici del loro amici, tutti presi in quell’età in bilico tra l’infanzia e l’età adulta, quel periodo in cui la vita si apre davanti a te, e si compiono le scelte e si inseguono i sogni.
Prendete i loro genitori, anche loro divisi, tra pregiudizi e comprensione, tra cecità e affetto.
Prendete un viaggio, il primo della vita da soli, un viaggio in una località mai conosciuta, un viaggio che terminerà presto, perché compiuto all’inizio del Covid, ma che scompagina le carte di esistenze che sembravano già tracciate.
Considerate ciò che accade al ritorno da quel viaggio.

E ora, immaginate tutte le possibili combinazioni di vicende a cui questa sequenza di eventi e contatti può portare, intrappolando i personaggi nella normalità oppure conducendoli verso imprevisti destini. Considerate quanti possibili, diversi, variegati sviluppi e trame può generare questo insieme di circostanze e situazioni. Pensate a cosa potranno fare questi ragazzi. Immaginate il loro futuro.
È un lavoro non da poco. Dopotutto Pirandello, nei Sei personaggi in cerca di autore, pone in scena il desiderio di esistere di personaggi che hanno già un loro destino completamente compiuto, e vogliono solo rappresentarlo. Qui si tratta di crearlo, questo destino, e di capire come i personaggi possano evolversi, influenzati dalle circostanze, fino a intuire cosa avverrà di loro, anche al di fuori dei confini temporali del racconto.
Questo è la fatica, e il fascino, di immaginare e sviluppare delle vicende umane. In altre parole, è la fatica e il fascino di scrivere un romanzo.

E questo è precisamente il “compito” che due team di studenti di licei genovesi si sono trovati davanti: prendere un ragazzo e il contesto che abbiamo descritto, e “riempire il vuoto”, dare un contenuto a quelle trame, e generare i destini di quei personaggi.
Due squadre, una di studenti dei Licei D’Oria e Mazzini, e una del liceo Colombo, sono partiti dalla stessa vicenda, dallo stesso schema essenziale di eventi.

Non si sono fatti spaventare dalle difficoltà, non ultima delle quali quella di dover scrivere in tempo di covid, parlando a distanza, con mille vincoli e separazioni, nè dalla oggettiva complessità del compito. E hanno generato due romanzi, in cui le vicende di Giacomo (così si chiama il ragazzo) e dei suoi amici si articolano su diversi piani, prendendo direzioni e svolte inaspettate, con una creatività e una serie di invenzioni letterarie che, bisogna dire la verità, dimostrano una sorprendente creatività e maturità, che non ci si sarebbe attesa in “normali” studenti delle scuole superiori.

Il romanzo “Doppio binario”, del liceo Colombo, si snoda alternando la storia di Giacomo con quella di un altro ragazzo, l’”autore”, che scrive la storia di Giacomo, creandola mentre questa contemporaneamente si dipana nel romanzo, e la crea per manifestare nel personaggio di Giacomo le proprie aspirazioni, e dimostrare a sé stesso di essere capace di forgiare il proprio futuro secondo i suoi sogni, e trovare il coraggio di prendere in mano il proprio avvenire. Una invenzione narrativa non banale, non facile da realizzare, presa così com’è nell’alternanza tra l’”Autore” e il “personaggio”, ma portata avanti con sorprendente freschezza e creatività.

Il romanzo “Mare Incrociato”, scritto dagli studenti del D’Oria e del Mazzini, assume invece un respiro più corale. Il racconto diventa una storia a più voci, una serie di vicende di singoli personaggi che si intersecano tra loro, come le onde del fenomeno del “mare incrociato”, per poi, proprio come quelle onde, calmarsi quando le loro vicende giungono ad un punto fermo, le scelte sono state fatte, e il futuro è deciso, deciso anche portandosi dietro una parte del proprio passato, come nella storia, una tra le tante, di Makena, una ragazza di colore adottata da una famiglia italiana, in cui il filo delle ambizioni e delle speranze si intreccia con il ricordo del proprio passato in Senegal, in una contrapposizione toccante e intensamente emotiva, fino alla catarsi e al raggiungimento della soluzione, dell’equilibrio finale.

Leggere i due romanzi scritti da queste squadre di studenti, nessuno dei quali aveva già avuto esperienze letterarie, è stato veramente sorprendente, per l’entusiasmo che i ragazzi hanno messo nelle loro “creature”, e per la qualità sorprendentemente alta dei risultati, che dovrebbe far riflettere su certi prodotti letterari, magari pubblicati da grandi case editrici, che mancano completamente della freschezza e dell’intensità di queste due composizioni.
E tutto questo suscita un grande senso di speranza.

I giovani di oggi sono spesso accusati di essere pigri, indolenti, insensibili. Sarà forse vero, per molti, ma non per tutti.

Ci sono giovani che pensano, parlano tra di loro, creano, e sono capaci di infondere “spirito vitale” in una vicenda inventata, rendendola viva e naturale. E penso veramente che finché ci sarà qualcuno di loro che vorrà prendere carta e penna (o la tastiera di un PC), ed iniziare a riempire delle pagine di caratteri, perché sente il bisogno di raccontare una storia, nulla sarà perduto.
Perché tutto, TUTTO, potrà essere di nuovo inventato.