Romanzi a tante mani: il digitale che non ti aspetti

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Romanzi a tante mani: il digitale che non ti aspetti

a cura di Piero Chiabra, diGenova OdV

Da un po’ di tempo, le tecnologie digitali sono criticate.

Da una pluralità di fonti queste tecnologie, utilizzate in questo periodo di pandemia per svolgere le lezioni in remoto, sono state accusate di aver diviso i ragazzi, arrivando addirittura a minare in qualche caso alla base la possibilità dei giovani di interagire gli uni con gli altri, privandoli dei rapporti di gruppo caratteristici della loro età. Da qui, educatori, pedagoghi, esperti di varia provenienza e caratura sono spesso poi partiti per emettere giudizi fortemente negativi sulle tecnologie digitali in sé, bollandole come nemiche della socialità, come un modo di isolare i giovani, come, alla fine, un pericolo per una loro corretta evoluzione in individui adulti e responsabili, come attori di una società civile.

Non è così. Non del tutto, non sempre.

In effetti, per chi ha visto queste tecnologie nascere e crescere, queste critiche sorprendono. Le tecnologie digitali hanno unificato il mondo, lo hanno strettamente integrato trasformandolo in un’unica piazza globale, fino al punto che, da parte di altri esperti, paradossalmente, si critica invece l’eccesso di comunicazione, che dà spazio a notizie tendenziose e a false teorie, fino a sfiorare l’assurdità e il sovvertimento di massa.

Com’è possibile che una tecnologia che unisce tutti, anche chi non lo meriterebbe, possa separare i ragazzi?

Forse si potrebbe pensare, nel caso della scuola, e del forzato apprendimento a distanza causato dalla pandemia, che le tecnologie digitali non siano state usate nel modo corretto, e che un altro modo sia possibile. Può essere?
Per chiarire questo, qualcuno ha voluto fare un esperimento.

DiCulther, una organizzazione dedita alla promozione della cultura digitale in tutte le sue forme, e lo scrittore Paolo Vanacore, si sono posti, alcuni mesi fa, la domanda su come si potesse concepire una iniziativa, implementata tramite tecnologie digitali, in grado di creare una rete di interazioni sociali ed emotive tra i giovani, che facesse loro trovare, o ritrovare, la voglia di stare insieme attraverso la scoperta  della bellezza di un lavoro comune, che facesse loro comprendere come il lavorare insieme, il rapportarsi l’uno all’altro, il capirsi, non dipendano se non parzialmente dal mezzo con cui si comunica, ma dall’avere uno scopo, un obiettivo condiviso, e una serie di “regole di ingaggio” per rapportarsi gli uni con gli altri, in modo da impostare un dialogo che porti a stabilire una comunità, virtuale o meno che sia. Ma quale lo scopo, quali le regole di ingaggio?

E poi, è venuta l’idea: un romanzo. E una gara.

Un romanzo: mettere insieme studenti di classi diverse, di scuole diverse, che, sulla base di un breve incipit predefinito, si auto organizzino e scrivano una trama, un dipanarsi di vicende collettive intrecciate tra loro che sia coerente e autoconsistente, avvincendo il lettore nella descrizione di un percorso, e avvincendo chi lo scrive perché all’interno di esso possa vedere proiettata una parte di sé. E far avvenire tutto questo totalmente in remoto, attraverso gli strumenti di comunicazione resi possibili dalle tecnologie digitali.

Una gara: diversi team, che, sulla falsariga dello stesso incipit di base generino romanzi diversi, che sviluppano diverse opzioni e alternative, per poi valutare cosa è stato fatto, e inserire un elemento di competizione, con una selezione del migliore romanzo, e un suo inserimento nei canali che portano alla stampa.
Diverse scuole, in tutta Italia, sono state coinvolte in questo esperimento.

A Genova, sotto il coordinamento e l’assistenza della OdV DiGenova, sono state definite due squadre composte ciascuna da classi di tre licei genovesi: una squadra dei licei D’Oria e Mazzini, due classi dell’uno e una dell’altro, e una di tre classi del Liceo Colombo.

Ciascuna squadra doveva scrivere un romanzo a partire da una condizione iniziale, riassunta in un breve testo di non più di una pagina: un ragazzo parte per il primo viaggio della sua vita, assieme a un gruppo di amici, all’inizio del Covid, e prima di partire lascia una lettera ai genitori. Da lì, i due team dovevano scrivere, indipendentemente l’uno dall’altro, un romanzo completo, che sarebbe stato confrontato con l’altro, e con quelli prodotti dagli altri team sparsi per il paese, per poi scegliere uno o più vincitori.

È da notare come ciascun team fosse composto da un numero di studenti variabile tra i 60 e gli 80, che i ragazzi delle diverse classi, anche (e soprattutto) all’interno dei singoli team, non si conoscessero gli uni con gli altri, e che i professori, a parte alcune azioni iniziali di indirizzo del tutto generali, si sono completamente astenuti dal partecipare e, direi a questo punto, dall’interferire con il lavoro dei loro studenti. E, inoltre, che tutti i contatti tra i singoli membri di ciascun team si sono svolti durante periodi di lockdown, con sistemi di comunicazione a distanza come unico mezzo di comunicazione tra ciascuno di loro.

I risultati sono stati sorprendenti, quasi sconvolgenti.

Gli studenti, lasciati a sé stessi, solo provvisti di un obiettivo accattivante, e di un compito, di una missione, si sono immediatamente interconnessi, hanno stabilito contatti tra di loro, e in un tempo brevissimo, hanno trasformato ciascun gruppo, deliberatamente lasciato “libero” e senza vincoli, in una organizzazione strutturata, dotata di un organigramma e di una struttura funzionale in grado di affrontare al meglio un compito complesso e articolato quale la scrittura di un romanzo.

E, addirittura, le organizzazioni che si sono date erano diverse, e funzionali alla diversa struttura di base del romanzo che i due gruppi, in una discussione iniziale “plenaria”, avevano deciso di dare: Il tema D’Oria-Mazzini aveva incentrato il suo romanzo sull’ approfondimento della natura, della personalità e dei profili tematici ed esistenziali di tre personaggi, diventati le figure chiave del romanzo, sui cui sviluppi e sulle cui vicende si sarebbe incentrato il corpo dell’opera.
Il team del Liceo Colombo ha deciso di sviluppare il romanzo secondo un doppio binario parallelo: quello della vicenda “di base”, quella indicata dalle condizioni iniziali, con un suo protagonista e dei comprimari,  e quello di “ Marco”, l’autore della vicenda stessa, che prende forma man mano che lui la scrive, e di cui vengono descritti il travaglio e la maturazione interiore, sullo sfondo dei suoi problemi di identità e di rapporti, in primis con i suoi genitori: un’invenzione letteraria complessa, che, francamente, non ci si sarebbe aspettati da un gruppo di ragazzi senza alcuna esperienza di scrittura.

Così, dopo essersi dati un’organizzazione e uno schema di base, si sono messi al lavoro.
Con passione, dedizione e fatica.

Si sono conosciuti, incontrati, imparando a conoscersi e a comprendersi. Si sono confrontati, hanno scambiato le loro idee. Hanno discusso, litigato, raggiunto accordi.  Hanno valutato differenti opzioni, scelte, e hanno preso decisioni su quale fosse quella migliore. Hanno messo in questo lavoro una parte di sé stessi, delle loro aspirazioni e delle loro speranze, identificandosi con tanti aspetti dei loro personaggi.  Hanno creato tanti fili di eventi che, orditi insieme, hanno generato trame varie e coinvolgenti.
Hanno dato, a tutto questo, in un caso e nell’altro, un senso profondo, che viene da dentro di loro, da ciò che loro accade, e che accade quando si è giovani, sull’orlo della vita e si aspetta che la vita prenda una sua direzione, che non si conosce ancora, ma si sa che si dovrà prendere. Tutto questo è stato messo in quei romanzi.

E le tecnologie digitali non solo non hanno ostacolato, ma sono state uno strumento prezioso, con cui gli studenti hanno potuto collaborare tra loro, senza problemi di tempo, distanze o appartenenze a questa o quella classe o istituto.
Sì, in un certo senso le tecnologie li hanno resi soli: soli tra di loro.
Ma tra loro comunicanti in modo vivo, operoso ed efficace.
E il risultato sono stati due romanzi bellissimi, che danno una viva emozione a chi li voglia leggere, e coinvolgono nella lettura.

Dopo che i romanzi erano stati consegnati, abbiamo intervistato i ragazzi. Tutti hanno dichiarato che avevano vissuto questa esperienza con entusiasmo e partecipazione, che si erano identificati nei personaggi delle loro storie. E che, grazie a questa iniziativa, avevano espanso le loro amicizie e scoperto nuovi amici, nuove idee, nuovi modi di relazione. E avrebbero potuto anche non dire niente, ma quello che sentivano si poteva capire dai loro volti. Questa esperienza se la porteranno con loro, nel loro futuro, nelle loro attività, e se, forse anche memori di questa esperienza, riusciranno a mettere in quelle un po’ di loro stessi come hanno fatto in questo romanzo, non potranno mancare di riuscire.

Non so chi vincerà questa gara e, a questo punto, non penso neanche che sia importante.
Perché penso che la gara sia già stata vinta.

Penso che l’abbiano vinta i ragazzi, che hanno compiuto un piccolo (piccolo?) passo verso la cultura, e una maggiore conoscenza di sé e degli altri.  E penso che l’abbiamo vinta tutti noi, perché il risultato di questa gara ci consente un po’ di ottimismo.
Questa gara ci dimostra infatti che, anche per le tecnologie digitali, il nuovo non ha intrinsecamente il potere di deprimere le qualità dell’Uomo.
Presto o tardi, in una maniera o nell’altra, l’Uomo, le sue idee, la sua passione, il suo lavoro vincono, e rendono la tecnologia, come sempre, uno strumento, uno strumento utilizzabile per il bene o per il male, ma sempre dall’Uomo, del quale incrementa soltanto le potenzialità.
Basta solo trovare il corretto modo di utilizzarlo e questo, sempre, alla fine si trova.

In questo senso, si può dire che quei ragazzi, quegli studenti, hanno dato, loro a noi, una lezione.

Ascoltiamoli e condividiamo l’orgoglio e la soddisfazione dei loro insegnanti, in occasione della presentazione dei romanzi durante la TERZA RASSEGNA DEI PRODOTTI REALIZZATI DALLE SCUOLE ITALIANE SUI TEMI DEL DIGITAL CULTURAL HERITAGE, che si è tenuta con due Convegni online nei giorni 6 maggio e 8 maggio dalle 15:30 alle 18:00.

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