La scuola globale: una risposta?

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La scuola globale: una risposta?

a cura di Piero Chiabra, diGenova OdV

 

Viviamo in un mondo complesso, e mai visto prima, in cui tutte le barriere all’informazione, e anche tutti i filtri, sono crollati.
Un mondo senza frontiere, e senza bussola.
Il mondo dell’informazione e dello scambio senza limiti, fino al deep web.
Ma anche delle multinazionali che sanno tutto di noi e ci vendono, noi e i nostri dati, senza che neanche ce ne accorgiamo.

A questo mondo siamo impreparati.
La nostra scuola, la nostra istruzione, la nostra cultura pregressa si rivelano, ogni giorno di più, penosamente inadeguate a fornire un orientamento, una direzione.  Sempre più, quella che, resistendo, continuiamo a chiamare “cultura”, quella che si impara (imparava?) sui libri, rimane appannaggio di una élite, e ha una sempre minore influenza sulla determinazione dei processi politici e sociali.  Questo, si badi bene, non perché non ci sia una necessità di cultura, e neanche perché non ve ne sia una domanda.
Se vogliamo, la ricerca che la gente fa su Internet di una spiegazione a ciò che le accade intorno, spiegazione che sempre più spesso trova sui siti di fake news o nelle pseudoscienze, tradisce il desiderio di sapere, di trovare un nesso, una spiegazione a ciò che accade, desiderio che non viene soddisfatto dai meccanismi tradizionali.
La cultura, la corretta informazione, quella che, con un termine inadeguato, ambiguo,  ma, qui,  adatto, siamo abituati a chiamare “la verità”, fatica a trovare la strada di manifestarsi, e questo, forse, proprio perché siamo tutti impreparati, siamo stati tutti colti di sorpresa.

Che fare?

Una possibile risposta sarebbe, forse, adeguare l’offerta di istruzione ai nuovi meccanismi: rendere la trasmissione di cultura omnipervasiva e diffusa, utilizzando le tecnologie più avanzate. Porre a disposizione di tutti gli strumenti per una crescita culturale vasta e progressiva, utilizzando per trasferire i contenuti una semantica diversa da quella tradizionale, più leggera, giocosa. In modo da estendere al massimo  la platea di coloro che possano essere raggiunti.

In questa direzione va Duolingo. Una app aperta a tutti.
Una scuola di lingue che non è scuola, ma gioco. In cui ogni utente segue un percorso differenziato che tiene conto dei suoi errori e delle sue debolezze, rendendo il processo di apprendimento, oltre che divertente, molto più proficuo dei corsi tradizionali.  Questa app, che insegna lingue, cioè cultura, è diventata in poco tempo popolare come un social network , con oltre 300 milioni di utenti. Come è possibile, dotare 300 milioni di utenti di percorsi di apprendimento personalizzati, seguendoli durante tutte le fasi del corso? Quanti tutor sarebbero necessari? Qui sta il segreto: solo uno. Un sistema di Intelligenza Artificiale che segue gli utenti, identifica le loro caratteristiche e i loro punti di forza/debolezza, generando i percorsi di apprendimento in maniera automatica, ma personalizzata e dinamicamente adeguata ai progressi e/o agli errori della singola persona. In questo modo, Duolingo è diventata una app diffusa, che può veramente fare la differenza nel modo di trasmettere cultura nella rete. E un esempio che può essere imitato, per tanti altri contenuti.

Non basta. Ma è già qualcosa.  Magari un punto di inizio.

Per saperne di più

https://www.repubblica.it/dossier/stazione-futuro-riccardo-luna/2020/11/04/news/la_scuola_piu_grande_del_mondo_e_una_app-272986094/