Se la creatività intellettuale viene riconosciuta (per legge) a un robot

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Se la creatività intellettuale viene riconosciuta (per legge) a un robot

DABUS is an AI system created by Stephen Thaler, a pioneer in the field of AI and programming. The system simulates human brainstorming and creates new inventions.

di Elena Tebano, Editorialista, Corriere della Sera Digital Edition 

“A luglio scorso il Sudafrica ha riconosciuto un nuovo brevetto per un «contenitore per alimenti basato sulla geometria frattale» pensato per essere facilmente afferrato e impilato dai bracci meccanici dei robot. Pochi giorni dopo lo ha fatto anche l’Australia. Per la prima volta nel mondo, però, il titolare del brevetto non è né una persona fisica né una giuridica, ma Dabus, acronimo di «device for the autonomous bootstrapping of unified sentience» («dispositivo per l’avvio autonomo di una senzienza unificata»), un sistema per l’intelligenza artificiale sviluppato da Stephen Thaler. «Il sistema simula il brainstorming umano e crea nuove invenzioni. Dabus è un tipo particolare di intelligenza artificiale, spesso chiamato “macchina della creatività” perché è capace di un funzionamento indipendente e complesso», spiega Quartz Africa.
Dabus — o per meglio dire Thaler, assistito dall’Università del Surrey — aveva presentato la richiesta di riconoscimento del brevetto a nome della macchina intelligente in tutto il mondo. Ma Stati Uniti e Unione europea l’hanno respinta, perché, come spiega il teologo dell’Università Cattolica Luca Peyron sul Sole 24 Ore, «la titolarità di un brevetto, chi può farne uso esclusivo e trarne vantaggio, può oggi essere nella legislazione internazionale ed in quelle di tutte le nazioni del mondo, una persona fisica o giuridica. Ma nel medesimo quadro legislativo l’inventore, o gli inventori, debbono essere persone fisiche, esseri umani, anche se lavorano a tempo pieno per una impresa, anche se il loro lavoro è remunerato espressamente al fine di produrre invenzioni brevettabili. Il diritto ad essere riconosciuto autore è da sempre considerato inalienabile, a differenza di quello legato allo sfruttamento economico. La ragione è dunque squisitamente di carattere per così dire umanistico, filosofico. Non è una ragione commerciale, ma legata alla dignità delle persone ed al carattere eminentemente umano dell’inventare, del creare. Si tratta del cosiddetto diritto morale, sancito nel nostro ordinamento dall’art 62 del codice del diritto industriale o l’articolo 4ter della Convenzione di Parigi per la Proprietà industriale del 1883». Nel respingere il brevetto, riporta ancora Quartz, gli Stati Uniti e l’Europa hanno sostenuto che «le idee, ai fini dei brevetti, richiedono l’elemento della “concezione mentale”, qualcosa di cui solo una mente umana è capace»……”
Per leggere l’articolo completo clicca qui : Rassegna stampa Corriere Sera

a cura di Redazione, diGenova OdV

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