a cura di Piero Chiabra, diGenova OdV
Chiunque abbia letto l’Odissea sa che, a un certo punto della storia, Ulisse si trova ad essere ospite di Eolo nella sua reggia, e qui Il dio, che lo vede favorevolmente, gli fa un magnifico dono: tutti i venti del mondo, racchiusi in un unico otre, per potere essere utilizzati come a Ulisse piacerà (che poi i compagni di Ulisse, nella loro stupidità, vanifichino questo dono poco tempo dopo è un altro discorso).
La reggia di Eolo, secondo la tradizione, era localizzata nelle Isole Eolie.
Oggi, soltanto un poco più a sud, pare che il dio voglia provare a ridarci quel dono.
Il vento sta ridiventando importante per la nostra civiltà. Dopo aver spinto le navi dell’Europa alla conquista del mondo, era stato relegato dal vapore, in qualunque modo generato, a forza motrice per competizioni sportive. Ma ora, con la necessità sempre più urgente di sostituire i combustibili fossili, il vento, assieme al solare, al geotermico e al nucleare sicuro, sta emergendo come una delle forme di energia più appetibili e sfruttabili per generare l’energia del mondo di domani.
Ma come convertire l’energia del vento in un modo continuativo ed affidabile, ottenendone le grandi quantità necessarie per la nostra società? Il vento, si sa, è mutevole, va e viene. A ciò si aggiunga che le pale eoliche convenzionali, basate a terra, presentano tutta una serie di inconvenienti, dalla, come detto, scarsa prevedibilità del flusso ventoso, al rilevante impatto paesaggistico e ambientale, (che, tra l’altro, solleva spesso l’opposizione delle comunità locali).
C’è un posto, però, in cui l’impatto delle pale eoliche è minimo, e il vento particolarmente persistente: i mari.
E, di tutti i mari, il mare aperto, a grande distanza dalle coste, dove il vento, se non costante tutto l’anno, è di norma più persistente, più forte e meno interessato da oscillazioni.
Ecco quindi che l’idea di costruire campi eolici in mare, con centinaia di pale, sta prendendo sempre più piede nel mondo, con svariate realizzazioni, soprattutto nei paesi del Nord Europa. Questi campi eolici sono però ancora vicini alle coste, stante la necessità di ancorare le pale eoliche al fondo marino. Ora, se non ci sono per questo problemi nel Nord Europa, dove il vento è forte anche lì, questa tecnologia è inadeguata per costruire grandi campi eolici nel Mediterraneo e in altri climi consimili, dove bisogna andare al largo per trovare vento intenso e persistente. Oggi, però, sta cominciando ad essere fattibile una nuova tecnologia, che permette di costruire campi eolici basati su aerogeneratori galleggianti, in cui le pale sono fissate a grandi zattere semisommerse, provviste di tuti i necessari sistemi di stabilizzazione. Questa tecnologia, che è già stata validata in un primo campo eolico realizzato allargo delle coste scozzesi, permette di ottenere un flusso di energia eolica costante e affidabile anche in zone come quella mediterranea, sfruttando i venti del mare aperto.
E, finalmente, qualcuno anche in Italia si sta muovendo.
Due progetti sono attualmente in fase avanzata per la realizzazione di grandi campi eolici off-shore nel mar Ionio.
Di questi, vale particolarmente la pena di considerare quello presentato dal Gruppo Toto, che vanta una grande esperienza nella realizzazione di campi eolici in terra e in mare per un totale, realizzati o in costruzione, di più di 3000 megawatt di potenza installata. Il progetto, che prevede di realizzare la prima centrale eolica off-shore italiana entro il 2025, sarà localizzato nel canale di Sicilia, a oltre 60 km dalla costa, e sarà colossale: il campo sarà costituito da 190 pale eoliche, distanziate l’una dall’altra di 3,5 km, e che genereranno un totale di 2900 megawatt: una volta terminato, anche considerando i progetti in corso altrove, sarà il campo eolico più grande d’Europa, e fornirà una potenza di picco in grado di incidere sul bilancio energetico italiano in maniera rilevante.
E questo impianto potrebbe essere il primo di una lunga serie: secondo il Piano Nazionale per l’Energia e il Clima, l’Italia si è data l’obiettivo di implementare una capacità di generazione di energia eolica pari a 50 gigawatt aggiuntivi entro il 2030, un obiettivo che non sarà raggiungibile senza la realizzazione di una serie di impianti di questo tipo. Utilizzata direttamente o trasformata in idrogeno “verde” (un altro settore, quella della generazione di idrogeno da fonti rinnovabili, in cui l’Italia vanta tecnologie di eccellenza che la pongono ai vertici mondiali), questa energia darà un contributo rilevante all’affrancamento definitivo dell’Italia dall’utilizzo dei combustibili fossili. Sempre sperando che gli iter costruttivi si svolgano senza rallentamenti (il gruppo Toto, per questa realizzazione, ha coinvolto tutti gli stakeholder nel progetto, dalla Guardia Costiera alle comunità locali alle associazioni ambientaliste, e spera di non avere grosse difficoltà nell’iter di approvazione)
Speriamo che il regalo di Eolo venga, questa volta, gestito in una maniera più saggia
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