a cura di Piero Chiabra, diGenova OdV
Le auto volanti erano uno degli stereotipi più comuni della fantascienza degli anni 50, e sono state una delle principali delusioni per chi l’ha letta, in quanto portatrici della promessa di un mondo tecnologico mitico e fiabesco, che poi non si è realizzato. Ma perché non si è realizzato? Perché le auto volanti non si sono potute fare?
Il problema è l’apparato motore.
Un elicottero (non possiamo certo parlare di auto volanti pensando a un aereo, e mettendo una pista sotto ogni casa) richiede, per levarsi in volo, una potenza molto elevata, e quindi un motore, generalmente a turbina, molto grande, performante e costoso. Questo, e la gestione del motore stesso, fa lievitare i costi dell’elicottero a livelli del tutto diversi da quelli di un’autovettura. Sarebbe in linea di principio possibile pensare a un elicottero mosso da tanti piccoli rotori, ciascuno azionato da un motore a basso costo, ma sino a pochi anni fa questa soluzione era impossibile. Questo in quanto ogni motore attaccato a un rotore genera delle coppie di reazione. Se nel caso di un solo motore è facile compensarle (tramite la piccola elica di coda presente su tutti gli elicotteri), per più di due rotori si genera un gioco complesso di coppie di reazione e controreazione che rende velocemente il velivolo instabile. Compensare questo gioco è un compito complesso e appunto, fino a pochi anni fa, impossibile.
Fino a pochi anni fa. Oggi, con la nascita dei moderni azionamenti elettronici a controllo digitale, questa compensazione è possibile. Ma soltanto a una condizione: che questi motori siano elettrici. Questo pone un limite superiore molto pesante sulla potenza e sulla dimensione dei velivoli, perché il motore elettrico è poco potente rispetto al suo peso, e quindi un insieme di motori elettrici può generare una potenza ridotta. Questa è stata tuttavia sufficiente per consentire la nascita di una categoria di piccole macchine volanti, di facile pilotaggio e gestione, che hanno avuto un grande successo, e che conosciamo ormai molto bene: i droni.
Dopodiché, a qualche nostalgico della fantascienza anni 50 è venuta l’idea: perché non possiamo fare un drone un po’più grosso, che porti tre o quattro persone?
Da questa idea è scaturito un florilegio di progetti di “droni pilotati”, che vorrebbero rendere il trasporto aereo facile ed economico come un viaggio in auto: in realtà, però, quasi tutti questi approcci si pongono al limite superiore delle potenzialità del concetto stesso di drone con molti rotori, e hanno quindi grossi problemi, sia in termini di carico utile, sia di autonomia.
Ora, qualcuno ha avuto una idea diversa. Il Lilium.
Il Lilium è un prototipo di auto volante basato su un principio diverso da quello del drone. L’idea di fondo è partita dall’utilizzo, per la progettazione del velivolo, di una struttura aeronautica poco usata: quella del convertiplano, o “tilt rotor aircraft”. Il convertiplano è come un aereo: ha due ali e i motori nelle ali. Ma le ali ruotano nel piano verticale, sicché, al decollo e all’atterraggio, i motori spingono l’aereo in verticale. Poi, una volta che il velivolo è in aria, le ali ruotano, ponendo i motori in posizione orizzontale, e il velivolo si muove come un aereo (raggiungendo inoltre, potenzialmente, velocità molto superiori a quelle degli elicotteri). È un concetto difficile da implementare (l’unico convertiplano attualmente in servizio attivo, l’Osprey dei Marines, ha richiesto decenni di sviluppi) ma anche qui lo sviluppo è stato reso molto più semplice da due fattori: l’elettronica digitale, e i motori elettrici, anche se, per permettere alla struttura a convertiplano di operare, i motori elettrici hanno dovuto essere fortemente moltiplicati di numero (il Lilium ne ha 36, che azionano 36 ventole). Tuttavia, essendo a bassa potenza, costano poco, e ciò, oltre al fatto che il loro numero contribuisce a incrementare la sicurezza (il Lilium non precipita certo se si guasta un motore!), permette di prefigurare un costo di vendita non superiore a quello di un’auto di lusso. Con un’autonomia di 300 km, percorribili in un’ora di viaggio, e una capacità di carico di 5 posti, il Lilium comincia a essere in grado di fornire un servizio aereo utilizzabile, ad es. per servizi di aerotaxi a basso/bassissimo costo (si parla di una piccola frazione del costo del viaggio su un treno ad alta velocità).
La cosa veramente interessante del Lilium, infatti, è che non si tratta di un prototipo da esibire nelle fiere, ma di un vero progetto di sviluppo industriale. Il prototipo ha completato recentemente le prove di volo, ed è stato certificato dalla EASA in Europa e dalla FAA negli Stati Uniti. La Lilium Corporation, società tedesca con laboratori di progettazione nel Regno Unito, dichiara di voler iniziare la produzione in serie nel 2024/25, e ha avviato negoziati negli USA per sviluppare un “vertiport”, vale a dire una aerostazione dedicata al Lilium, con un servizio di aerotaxi che coprirà la zona di Orlando, Florida, e le aree limitrofe.
Vuoi vedere che, dopo tutto, le auto volanti stanno arrivando?
Per saperne di più:
Qui il trailer con immagini del Lilium in volo
https://www.youtube.com/watch?v=lojpe3lUdFk
Alte notizie e filmati:
https://www.theverge.com/2019/10/22/20925606/lilium-electric-air-taxi-flying-new-test-video
Qui le notizie sul Vertiport
https://www.theverge.com/2020/11/11/21558670/lilium-jet-flying-taxi-orlando-vertiport-hub-evtol
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