E l’Uomo creò lo xenobot

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E l’Uomo creò lo xenobot

a cura di Piero Chiabra, diGenova OdV

 

Quando diverse tecnologie avanzate, tutte in crescita tumultuosa, si intrecciano e convergono alla realizzazione di un unico obiettivo finale, allora, a volte, la fantascienza più sfrenata può diventare una normale anticipazione del futuro.

È il caso di ciò che è stato fatto negli USA da un gruppo congiunto di ricercatori della Tufts University e della University of Vermont, i quali hanno dapprima definito le funzionalità di un semplice robot di piccole dimensioni, in grado di effettuare movimenti in una direzione, e di trasportare piccole quantità di materiali.
Sulla base di tale input, il cluster di supercomputer Deep Green dell’Università del Vermont, sulla base di un algoritmo evolutivo che genera “forme di vita virtuali” in grado di adattarsi ad uno specifico comportamento, ha sintetizzato i dati fondamentali di un organismo vivente dotato di tutti i requisiti richiesti per  metterlo in pratica, e ha generato le sequenze di DNA per “realizzarlo” concretamente.

Successivamente, sono state selezionate delle cellule di girino della rana africana  Xenopus laevis (da cui il nome di “xenobot” dati a questi organismi), e tramite la manipolazione del loro DNA sulla base di quanto  generato artificialmente, sono state trasformate in cellule staminali della nuova “creatura”.

Queste cellule staminali si sono combinate spontaneamente tra loro e si sono specializzate, generando dei minuscoli “esserini”, della dimensione di meno di un millimetro, che non esistono in natura, ma sono delle specie di “robot biologici” il quali, come previsto, sono  in grado di spostarsi e trasportare piccoli carichi, e inoltre, se divisi in più parti, sono in grado di rigenerare le parti asportate.
Ciò che è rivoluzionario, e, decisamente, inquietante, è che questi “robot”, non hanno nulla delle rane originarie, sono “creature“ biologiche non esistenti in natura, e pur essendo (per fortuna!) incapaci  di riprodursi autonomamente sono, a tutti gli effetti,  una specie “vivente” artificiale (anche se la definizione di “essere vivente” è un soggetto di profonda discussione filosofica), e si possono considerare, a tutti gli effetti, come i primi esseri biologici completamente creati dall’uomo.

Le potenziali applicazioni degli xenobot posso essere rilevanti e molteplici, dal trasporto di farmaci nell’organismo, alla lotta contro l’inquinamento (sono, inutile dirlo, completamente biodegradabili), alla pulizia delle arterie.
Di più, è possibile, con questo sistema, produrre xenobot programmati per un compito specifico, e replicabili in grande serie.
Nessun commento.
Ciò che questo porterà, ce lo dirà il futuro.

Per saperne di più:

https://www.lescienze.it/news/2020/01/15/news/robot_viventi-4659662/

https://www.scienzainrete.it/articolo/xenobot-robot-fatto-di-cellule/anna-romano/2020-01-17